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Inaugurazione Sustainability Days 2022

Il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Arno Kompatscher inaugura Sustainability Days 2022.

Tavola rotonda: "Il ruolo delle regioni rurali nello sviluppo sostenibile"

Commissario europeo per la programmazione finanziaria ed il bilancio Johannes Hahn, Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini


Come riusciremo a passare il prossimo inverno? L’Unione Europea si trova davanti grandi sfide che potrebbero anche bloccare i programmi previsti?
Hahn. No, deve accadere proprio il contrario. L’estate appena conclusa ci ha mostrato quanto siamo dipendenti dalle situazioni climatiche e dalle risorse. Dobbiamo puntare ad una indipendenza strategica anche dal punto di vista energetico. Adoperarci per diversificare i fornitori. Abbiamo capito quanto sia importante la coesione dell’Europa in relazione alla transizione verde, una priorità per tutti noi.

Putin ha richiuso le forniture di gas. I politici europei si stanno muovendo in autonomia per individuare delle alternative. Esiste veramente la coesione?
Hahn
. Il compito di un politico responsabile è quello di trovare un equilibrio tra la risoluzione immediata dei problemi e la pianificazione a lungo termine. Stiamo attuando una transizione, il cambiamento non avviene dall’oggi al domani, ma diversificando le nostre fonti di approvvigionamento, possiamo così dipendere meno dalle scelte politiche sei singoli.

Il prossimo cambio di governo porterà avanti i progetti previsti? Dobbiamo attenderci delle interruzioni ai progetti avviati? 
Giovannini. 
Sappiamo che la destra ha un atteggiamento meno favorevole verso la sostenibilità. Studiando i programmi elettorali ho comunque individuato la volontà di proseguire la visione che abbiamo provato a mettere insieme. Divergenze ne vedo ad esempio nello sviluppo delle città e della mobilità urbana. Spero si possa comunque trovare una sintesi.

Come vede Bruxelles i futuri cambiamenti di governo italiano?
Hahn
. Stiamo seguendo con grande attenzione l’andamento politico italiano. L’Italia è un paese progressista e ambizioso e qualunque sia il governo, deve mantenere gli accordi presi, anche per continuare a garantirsi i fondi europei destinati alla transizione verde.

La crescita costante dell’economia è un problema per gli obiettivi preposti? Come possiamo congiungere lo sviluppo economico con le ambizioni ecologiche?
Hahn
. Bisogna distinguere tra crescita quantitativa e qualitativa. Dobbiamo orientarci alla seconda. Dovremmo cercare di fare in modo che il nostro tenore di vita sia garantito anche in futuro. In alcuni settori dovremmo per forza stabilire nuovi orientamenti e obiettivi.

Enrico Giovannini

Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili

L’Italia, attraverso il nuovo ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili si è adoperata negli ultimi 18 mesi nel far seguito con azioni concrete ai pilastri posti dall’Agenda 2030 dell’Onu, dal Green Deal Europeo e dai principi emersi del G20. Particolare attenzione viene data a due pilastri: transizione ecologica e trasformazione digitale.

L’Italia sta attualmente lavorando su tre livelli: logistica e mobilità sostenibile, abitare sostenibile e risorse idriche con un piano di 300 miliardi di euro, 220 dei quali sono già definiti. Sono infatti molteplici i progetti che l’Italia sta già realizzando come gli investimenti sulla rete ferroviaria e sui trasporti pubblici locali, la decarbonizzazione dei trasporti, elettrificazione dei porti, incentivi per l’acquisto di veicoli ecologici, rigenerazione urbana attraverso ad esempio l’aumento degli spazi sociali o la diminuzione delle disuguaglianze. Un investimento senza precedenti per il nostro Paese, programmato in modo coerente con i principi di sostenibilità. Un passo avanti notevole che ci avvicina al raggiungimento degli obiettivi europei. È possibile cambiare, spetta a noi usare la scienza e avere il coraggio di cambiare. Possiamo credere in un mondo più sostenibile.

Marco Frey

Presidente di UN Global Compact Network Italia, docente della Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant'Anna di Pisa e membro dell'Advisory Board dei Sustainability Days 2022

"Preparare il terreno - Panoramica sulle attuali iniziative e programmi dell'UE in materia di sostenibilità"

Già dalla prima definizione di sviluppo sostenibile, risalente al 1987, il termine viene associato ad uno sviluppo che risponda ai bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Il concetto si basa su 3 pilastri: economico, sociale e ambientale. Ancora oggi questa definizione è molto attuale e la sfida della sostenibilità è proprio quella di riuscire ad integrare queste tre variabili nella nostra visione del futuro.

È nostro dovere riuscire a mantenere una crescita economica stabile, creare un impegno sociale autentico da parte dei cittadini e approfittare di un ecosistema che possa aumentare le nostre risorse. Capitali, questi, che dobbiamo preservare per le generazioni future.  Attualmente in merito a questi tre fattori, si registra un’ampia disparità nei diversi Paesi del mondo. Per quanto riguarda noi, dobbiamo assolutamente diminuire la nostra impronta e l’unico modo per riuscirci, è cambiare il nostro modello economico. Abbiamo bisogno di misure politiche che portino ad azioni concrete. Alcuni esempi? Decarbonizzazione, economica circolare, capacità di utilizzo più efficiente delle risorse, transizione energetica, sul piano della mobilità e su quello alimentare, mobilità sostenibile e inquinamento zero, impegno per contrastare il cambiamento climatico, sfruttamento delle nuove tecnologie a disposizione.

Robert Fry Engle

Professore emerito di Finanza presso la New York University Stern School of Business (NYU Stern), ha ricevuto il Premio Nobel per l'Economia nel 2003 per le sue ricerche sul concetto di modellazione statistica della volatilità variabile nel tempo.

"L'impatto del cambiamento climatico sulle regioni rurali e come finanziare le misure di mitigazione e adattamento"

Premio Nobel per l'economia, professore universitario e amante dell'Alto Adige. Per l'americano Robert Fry Engle, è chiaro che le aree rurali devono e possono affrontare i rischi fisici del cambiamento climatico. Secondo lui, le aree rurali avranno probabilmente maggiori opportunità di ricorrere a fonti energetiche alternative, come l'uso dell'energia solare, eolica o idroelettrica. Inoltre, i costi probabili delle misure di mitigazione saranno più bassi per le aree rurali.

Vede un grande potenziale nella sinergia, con le aree rurali che uniscono le forze, beneficiando delle reciproche conoscenze e diventando così più influenti. Ogni nazione ha modi diversi di affrontare gli impatti del cambiamento climatico. Stiamo vivendo un problema di esternalità: c'è una differenza tra chi causa le emissioni e chi ne sostiene i costi. Engle sottolinea che il problema deve essere quello di dare un prezzo alle emissioni di CO2 o di ridurle in qualche modo. Vari modelli, come il Modello DICE, il Modello IAM o il Modello Top Down, cercano di valutare i costi delle misure di adattamento. Negli Stati Uniti, la domanda è cosa possono fare i privati per mitigare il cambiamento climatico. Gli investitori e i consumatori possono fare pressione sui governi scegliendo prodotti più ecologici e selezionando i datori di lavoro in base alla loro posizione sostenibile. I portafogli Climate Hedge offrono agli investitori l'opportunità di investire in società che affrontano il cambiamento climatico. Una selezione di questi portafogli di copertura è pubblicata su Vlab.stern.nyu.edu. Ma potete anche chiedervi, in qualità di investitori, se la banca promuove progetti sostenibili, se concede prestiti verdi? Anche se è un momento difficile per investire in aziende che rispettano il clima, è necessario promuovere misure a favore della decarbonizzazione. Gli obiettivi principali dovrebbero essere i cicli economici regionali: gli elettori chiedono al governo misure concrete che possano far progredire la compensazione delle emissioni di CO2 ed essere possibili misure di mitigazione del cambiamento climatico.

Jane Goodall

Fondatrice del Jane Goodall Institute e ambasciatrice di pace delle Nazioni Unite, è famosa in tutto il mondo per le sue ricerche pionieristiche sugli scimpanzé selvatici. Ancora oggi, viaggia per il mondo e non si stanca mai di sottolineare le minacce poste dalla crisi ambientale e di invitare all'azione per preservare tutti gli esseri viventi e il pianeta che tutti condividiamo.

"La speranza attraverso l'azione"

Il Jane Goodall Institute è stato fondato da Jane Goodall ed è oggi attivo in 28 Paesi africani.  La missione di questa comunità globale è portare avanti l'eredità della ricercatrice e attivista ambientale. Durante il suo soggiorno nella giungla della Tanzania, Jane Goodall si è resa conto di quanto tutto sia strettamente interconnesso. Il programma di conservazione mira a preservare gli habitat di uomini e animali.

Utilizza un approccio olistico per sensibilizzare le popolazioni locali alla conservazione dei loro ecosistemi; ne fanno parte la protezione dell'ambiente e degli animali, la promozione dell'istruzione delle ragazze e la concessione di microcrediti agli imprenditori locali. Jane Goodall non si occupa solo di proteggere gli animali, ma anche di garantire il nostro futuro. In molti casi, l'inquinamento è causa di ignoranza, ma ha un impatto globale. È comprensibile che di fronte a queste crisi si possa perdere la speranza. Jane Goodall ci ricorda gli anni '80 - anche allora gli studenti accusavano la generazione di distruggere il loro futuro. Non è troppo tardi. Ma dobbiamo fare la differenza ora per compensare il cambiamento climatico, e ognuno di noi può fare la differenza mettendo in discussione ciò che consuma ogni giorno. La nostra generazione dovrebbe dare più responsabilità ai giovani che si preoccupano di rendere il mondo un posto migliore. Jane Goodall dà speranza: molti giovani sono già attivi, unendo le forze. Di fronte ai problemi ambientali, le persone si stanno risvegliando e innumerevoli scienziati stanno lavorando a tecnologie alternative. Se siamo milioni, creeremo il cambiamento. Per Jane Goodall, la speranza è sinonimo di azione. Rimbocchiamoci le maniche! Testa e cuore in armonia, compassione e amore dovrebbero guidare le nostre azioni.

Highlights Giorno #1

I momenti migliori del primo giorno 

Gail Bradbrook

Attivista, ambientalista, cofondatrice di Extinction Rebellion

"Disobbedienza civile: come questo metodo controverso sostiene il cambiamento e quali cambiamenti sono necessari"

Gail Bradbrook ne è convinta: la disobbedienza civile, non violenta, può sostenere il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Il movimento Extinction Rebellion è nato in Inghilterra nel 2018 chiedendo alla politica inglese di dire la verità sulla crisi ecologica, dichiarare l’emergenza e attivare azioni urgenti per ridurre le emissioni. 

Questo movimento di disobbedienza civile si propone come forma di democrazia e, seguendo le orme di grandi del passato, come Gandhi o Martin Luther King, è oggi rappresentato in 75 Paesi con oltre 1000 gruppi in tutto il mondo.

Talvolta gli atti di disobbedienza civile portano a nuove idee e soluzioni. “Nessuno salverà le persone dai sistemi politici in cui vivono, dobbiamo salvarci noi stessi” dice l’attivista. L’idea delle azioni sociali è quella di resistere il più possibile e manifestare la propria rabbia verso i sistemi politici. Ma uno dei fondamenti primari è l’amore. Molti offrono l’atto di disobbedienza civile come una sorta di preghiera per la vita, un momento per riflettere sul perché siamo qui, ricordare il nostro amore per il pianeta e per l’umanità.

Nella nostra società, l’attenzione costante viene posta sul Pil, ma l’ambiente deve avere la priorità. Possiamo davvero avviarci ad un cambiamento sostenibile in una società che basa le sue scelte sulla crescita economica? Il paradigma del “sempre di più” deve finire. Deve cambiare il sistema politico ed economico che domina il mondo. Dobbiamo lasciarci alle spalle qualcosa per una nuova promozione protettiva del pianeta.

Leonora Grcheva

Responsabile per le città e le regioni di Doughnut Economics Action Lab

"Conciliare i bisogni umani e i limiti del pianeta con l'economia della ciambella"

Molte crisi attuali derivano da sistemi che abbiamo ereditato, che non sono più adattai ad affrontare le sfide di oggi. Fino ad ora il focus è stato posto sulla crescita del Pil. Dobbiamo ora adattare l’idea del progresso al 21° secolo. 

Dobbiamo usare le nostre risorse per permettere a tutti di sopravvivere bene, senza distruggere il nostro pianeta. La sfida? Conciliare i bisogni delle persone con i mezzi che ci offre il pianeta, eliminando gli squilibri. Trovare i limiti sicuri che ci permettono di crescere, salvaguardando il nostro pianeta. La risposta ci arriva dalla cosiddetta “economia della ciambella”, che fa riflettere, mostra i limiti entro i quali ci possiamo muovere per garantire una crescita sana.  

Come possiamo passare a questo modello? Dobbiamo puntare su un approccio distributivo e non degenerativo delle risorse. Un esempio concreto? Produrre meno rifiuti e spostarci verso un approccio rigenerativo usando materiali di riuso. Allo stesso modo dobbiamo concepire la nostra agricoltura, passando da industrie lineari a economie circolare. Sostituiamo l’approccio divisivo con uno distributivo, consentendo una condivisione collettiva. Dobbiamo imparare dalla natura per gestire i nostri territori e rispettare la salute del pianeta. Dobbiamo tutti essere attori attivi per la rigenerazione. Come? Riconosciamo gli impatti delle nostre azioni e agiamo per ridurle, riconosciamo l’impatto di ciò che facciamo sulle persone di tutto il mondo.

Laura Storm

Esperta di sostenibilità e leadership rigenerativa - Fondatrice di Regenerators

"Il quadro generale: un mondo di rigenerazione"

Estinzione di massa della specie, deforestazione, oceani contaminati dalla plastica. Attualmente stiamo superando i nostri confini planetari su larga scala e dagli anni Cinquanta viviamo in uno stato di rapida accelerazione. Sia nello sviluppo tecnologico che nell'uso delle risorse. Questo comporta un crescente stress psicologico per le persone. In breve: tutti i sistemi sono stressati. Cosa possiamo fare? Cambiare il nostro modo di pensare. Solo quando pensiamo in modo diverso da come siamo abituati a fare, possiamo trovare nuove soluzioni. 2.000 anni fa, l'era solare sostituì l'era lunare che aveva prevalso fino ad allora. Si viveva a stretto contatto con l'ambiente e si vedeva Dio in ogni cosa, pian piano ci siamo allontanati da questa visione. L'uomo e la natura non erano più vicini.

Si è passati a una visione estrattiva, che a sua volta ha dato origine alle scienze e alla rivoluzione industriale. Con il progresso, anche le organizzazioni sono diventate gerarchiche. Ai vertici ci sono individui che decidono per molti. Gli ultimi anni dimostrano che le dimissioni, la "rassegnazione interiore", sono in aumento perché le persone non riescono più a identificarsi con i valori del proprio datore di lavoro. Dobbiamo imparare dalla nostra evoluzione e applicarla alla nostra attività. Per Storm, il DNA della leadership rigenerativa è composto da design, cultura ed essenza. Per design, l'esperta di sostenibilità intende innovazioni bio-ispirate; la cultura dovrebbe essere quella di un ambiente di lavoro rispettoso che promuova il networking anziché il pensiero competitivo; e Storm vede l'essenza della leadership rigenerativa nell'affinare la propria percezione. Dopotutto, ognuno di noi può essere un leader diventando consapevole di ciò che vuole veramente fare. Questo perché la qualità dell'ecosistema interno influenza anche l'ecosistema esterno. Dovremmo trovare un nuovo stile di vita e riscoprirci come esseri viventi ciclici.

Clover Hogan

La fondatrice dell'organizzazione giovanile no-profit Force of Nature vuole mobilitare pensieri e mentalità con la sua organizzazione e mostra come ogni giovane possa fare la differenza.

"Eco-ansiosi? Come farsi avanti, anziché chiudersi, di fronte alla crisi climatica"

Fenomeni come il greenwashing, il wokewashing e l'usewashing disilludono i giovani, non li coinvolgono nei processi decisionali e, nel peggiore dei casi, li sfruttano. Allo stesso tempo, le persone di età compresa tra i 18 e i 25 anni scelgono sempre più spesso i loro datori di lavoro in base a principi etnici, sentendosi più a loro agio se possono lavorare per aziende che agiscono in modo sostenibile. Ma cosa impedisce loro di agire concretamente?

Secondo Hogan, tre fattori: in primo luogo, la psiche umana, che tende a reagire più lentamente alle minacce che sono graduali. In secondo luogo, influisce sulla narrazione culturale, controllata dalla società privilegiata, che influenza le persone, rendendole più orientate al consumo e in parte egocentriche. In terzo luogo, le cosiddette storie autolimitanti che fanno credere alle persone di non poter fare nulla da sole.

Per poter utilizzare al meglio le proprie capacità, secondo la "Teoria delle Intelligenze Multiple", è necessario effettuare un'autoanalisi con l'obiettivo di scoprire i propri punti di forza. Questa è la base per individuare l'area in cui si possono utilizzare al meglio le proprie competenze nella lotta al cambiamento climatico.

Infine, Hogan sottolinea che l'ansia ecologica è una reazione umana del tutto razionale e lancia un appello: "Chi, se non noi stessi, dovrebbe agire ora invece di essere paralizzato dalla paura?”

Highlights Giorno #2

I momenti migliori del secondo giorno

Katja Diehl

Autrice e consulente di comunicazione e gestione con un focus su mobilità, nuovi lavori e diversità.

"Perché la mobilità è fondamentale per una futura società sostenibile e cosa si aspettano i giovani"

I politici discutono del futuro della mobilità da più di dieci anni, ma finora senza risultati rilevanti, anzi: le automobili diventano ogni anno più grandi. E mentre settori come l'agricoltura, le famiglie, l'industria e l'energia stanno riducendo le loro emissioni, i trasporti continuano ad aumentare. Nonostante le auto inquinino l'aria e siano inquinanti per il rumore e le microplastiche, si continua a costruirle. Ma nemmeno le auto elettriche sono la soluzione: la loro impronta in termini di spazio è analoga a quella delle auto convenzionali.

La vita in città è più stressante con l'auto, appesantita da rumore, calore, aria cattiva e mancanza di spazio. I politici di Parigi, Barcellona o Copenaghen, ad esempio, stanno reagendo a questa situazione creando spazi liberi dalle auto. Al posto dei parcheggi vengono creati luoghi di incontro e i bambini tornano ad andare a scuola in bicicletta in tutta sicurezza. Anche se sono soprattutto i proprietari di auto a reagire con incomprensione a questa forma di cambiamento, Diehl consiglia: "Dobbiamo rischiare di essere impopolari se vogliamo cambiare il mondo".

Come gestiamo la trasformazione? Attualmente, solo l'8% dei dirigenti dell'industria automobilistica è di sesso femminile. Diehl chiede una maggiore diversità, perché fa la differenza e tiene conto delle diverse esigenze. Le strutture gerarchiche e rigide della politica impediscono nuove soluzioni. I decisori dovrebbero anche pensare per tutti fin dall'inizio. Diehl si riferisce all'accessibilità, che non è considerata nei taxi o nei treni tedeschi. Nel suo libro "Autokorrektur", l'autrice riassume gli elementi che più motivano le persone a rinunciare all'auto: mezzi di trasporto alternativi rispettosi del clima, accessibilità, sicurezza (ad esempio nelle stazioni ferroviarie o negli autobus notturni) e convenienza economica.

Giovanni Mori

Attivista, coordinatore di Fridays for Future Brescia ed ex portavoce di Fridays for Future Italia. Si è unito alla ONG "Save the Planet" per misurare, cooperare e comunicare con le persone, le aziende e la politica per migliorare l'efficienza e le soluzioni climatiche nei grandi progetti.

"Coinvolgere i giovani per creare il nostro futuro. Fridays for Future come modello di riferimento"

Perché non stiamo affrontando la crisi climatica? Secondo Mori, manca la volontà politica, che va stimolata. Il drastico cambiamento climatico a cui stiamo assistendo, è qualcosa con cui l’umanità non si è mai confrontata. Una situazione che si troveranno ad affrontare un domani i giovani di oggi, la cui vita sarà molto diversa rispetto a quella vissuta dai loro genitori. Conosciamo già le soluzioni che possono essere applicate. Alcuni esempi? Favorire le energie rinnovabili, cambiare la produzione e la consumazione alimentare, favorire l’istruzione in tutto il mondo. Ma perché non stiamo agendo con la giusta rapidità per sopperire alla crisi in corso? Conosciamo i rischi da decine di anni.

La colpa della crisi è stata riversata su noi consumatori. Un esempio è stata l’introduzione dell’indicatore dell’impronta carbonica, che viene computata a noi, piuttosto che alle grandi industrie. Ci chiedono di pensare ai nostri piccoli gesti. Ovviamente possiamo tutti contribuire con le nostre scelte personali, ma ci sono azioni che contano molto di più, ma sono anche molto più scomode.

Quale impatto possiamo avere votando i nostri rappresentati politici? Quanto possiamo ridurre l’impronta di CO2 protestando nelle strade chiedendo giustizia climatica? Quanto è importante rimanere informati? Mori lo conferma: tutto ciò è utile. Quando milioni di persone scendono in strada, le Nazioni prendono nuovi impegni. Ecco perché i giovani e il loro coinvolgimento è fondamentale per un mondo più sostenibile.

Daze Aghaji

Giovane attivista per la giustizia climatica con sede a Londra che nel suo lavoro si concentra su culture rigenerative, intersezionalità, giustizia sociale radicale e impegno politico giovanile.

"Generazione Z: resilienza di fronte a crisi interconnesse"

Resilienza è la parola che rappresenta la generazione Z, una generazione che deve capire come trovare forza nel proprio viaggio. Una generazione che si confronta con nuovi canali di comunicazione, crisi globali e resistenze. Il viaggio di Daze Aghaji inizia quando decide di avviarsi all’attivismo. Un pomeriggio partecipò ad una riunione che ha cambiato la sua vita e ha così trovato il suo posto nella società. Oggi agisce guidata da una domanda: “cosa posso fare io per migliorare la tutela della nostra terra?”. Ne è convinta: la verità va affrontata e lei ha avuto la fortuna di farlo con una comunità. Oggi vuole essere un esempio per i giovani e li invita a riconoscere quanto sia ingiusto il mondo in cui viviamo e a capire che lo scopo della nostra vita è quello di migliorare le condizioni per le generazioni future.

Il viaggio dei giovani deve essere guidato dalla consapevolezza, dall’azione. La protesta è il modo migliore per dare voce a tutti e gli adulti devono offrire alle nuove generazioni luoghi di scambio e comunità.

Daze Aghaji conclude il suo intervento lasciando la parola ai giovani presenti in sala. Chiede: “Di cosa avete bisogno per agire?” La risposta arriva rapida: “Di sostegno, motivazione, tempo, comunità”.

Alex Putzer

Esperto ONU per l'armonia con la natura e ricercatore sui diritti della natura in un contesto urbano

"I diritti della natura nell'Europa rurale - riflessioni su un movimento in crescita"

Per l’altoatesino Alex Putzer il diritto della natura è la nuova modalità di protezione dell’ambiente. È un diritto umano avere un ambiente sano e vivibile e ciò può essere mantenuto solo diffondendo i diritti della natura. Il questo senso, la natura deve essere vista e percepita come qualcosa che ha un valore in sé, anche se non ha un’utilità o non produce energia.

La natura ha diritto di esistere nella sua interezza e nella sua specificità. Non solo gli esseri umani hanno diritto a queste considerazioni etiche, ma anche gli elementi naturali, gli ecosistemi, gli animali.

I diritti della natura non vedono al centro l’uomo e sono particolarmente presenti nelle regioni rurali. Sono oltre 40 le iniziative in questo senso in tutto il mondo. Putzer ne cita alcune: dal 2008 in Equador la natura è vista come un elemento con personalità giuridica. Nel 2017 il popolo Maori della Nuova Zelanda ha riconosciuto come soggetto con personalità giuridica il loro fiume più importante. Il Mar Menor in Spagna è il primo ecosistema con personalità giuridica.

Le iniziative più famose legate ai diritti della natura arrivano dal Sud America e dalla Nuova Zelanda, ma anche l’Europa ha cominciato a esplorare questo concetto. L’Italia ha un grande potenziale in questo senso e secondo i sondaggi, i suoi abitanti sembrano essere propensi al riconoscimento dei diritti della natura. Ma come possiamo promuovere i diritti della natura in Alto Adige e in altre aeree rurali? Possiamo farlo capendo innanzitutto cosa siano i diritti della natura, quali tipi di natura vi siano inclusi, se singoli animali, luoghi o interi ecosistemi. Bisogna poi sensibilizzare e si devono infine sfruttare al meglio le strutture esistenti.

David Wallace-Wells

"Sopravvivere al mondo: Come trarre il meglio da un pianeta oppresso"

Il giornalista americano, autore del bestseller del New York Magazine "La Terra inabitabile", è noto per i suoi testi sul cambiamento climatico. Nel suo discorso tenuto alle Giornate della Sostenibilità presso la Fiera di Bolzano, rivela che il riscaldamento globale è in rapido aumento. Negli ultimi 25 anni abbiamo danneggiato la nostra terra molte volte. Nonostante i progressi e le innovazioni tecnologiche, non abbiamo ancora adottato le misure necessarie per raggiungere anche solo lontanamente gli obiettivi climatici di Parigi. Wallace ritiene che il rispetto del limite di 1,5 gradi sia irraggiungibile. Quest'estate ci ha mostrato chiaramente come il riscaldamento globale stia influenzando il clima. Le ondate di calore estremo in Cina e in America, le inondazioni in Pakistan hanno provocato numerose evacuazioni e sofferenze umane. Le proiezioni parlano di 200 milioni di rifugiati climatici nei prossimi anni.

Per Wallace è chiaro: "Nel corso del cambiamento climatico non dobbiamo parlare solo di decarbonizzazione. Non si tratta solo di non fare le cose, ma di fare certe cose, come trovare nuove forme di agricoltura, gestire in modo diverso le nostre risorse idriche, ripensare la pianificazione urbana. La decarbonizzazione e l'adattamento sono le misure che possiamo adottare per contrastare gli effetti del cambiamento climatico".

Chiara Cecchini

"Il futuro della produzione alimentare & l'alimentazione come fattori cruciali per il futuro del pianeta"

I livelli di anidride carbonica nell'atmosfera sono ora più alti di quanto siano mai stati negli ultimi 3 milioni di anni. Una fotografia dell’ambiente in cui viviamo che non ha bisogno di altre spiegazioni, dice Chiara Cecchini come primo messaggio del suo intervento. La situazione non andrà a migliorare e, insieme a tante altre iniziative, anche le pratiche agricole possono devono cambiare per ritornare a un approccio rigenerativo al posto di quello intensivo, per una vera biodiversità. Chiara Cecchini aggiunge che, di conseguenza, anche l’approccio all’alimentazione può e deve cambiare per ridurre, prima di tutto, i rifiuti e gli sprechi, così come è possibile aprirsi a nuove abitudini come iniziare a consumare cibi derivati dagli scarti, preferire i cibi vegetali al posto di quelli animali e, infine, sostenere ricerche come la trasformazione di CO2 in grassi, proteine e zuccheri. Perché non esiste un solo approccio all’alimentazione e alla produzione agricola, così come non esiste una singola soluzione ai tanti relativi problemi. Ciò che serve è prendere in considerazioni le soluzioni già disponibili e che ognuno partecipi alla soluzione con il proprio contributo.

Highlights Giorno #3

I momenti migliori del terzo giorno

Sabina Jeschke

Ex membro del Consiglio di Amministrazione di Deutsche Bahn per digitalizzazione e tecnologia

"Perfetti alleati: tecnologie innovative, automazione e IA come opportunità di prosperità nelle regioni rurali sostenibili"

Cinque grandi sviluppi preoccupano il nostro mondo. La quarta rivoluzione industriale, la pandemia di Covid, il cambiamento demografico, la crisi climatica e la fine della pace in Europa. Dall'interazione di queste tendenze emergono nuovi percorsi nel campo dell'intelligenza artificiale (IA). Ad esempio, i cambiamenti demografici in Europa stanno già causando una forte diminuzione della manodopera qualificata. L'automazione può essere un'alternativa, ad esempio nei trasporti o nella mobilità, e servire anche a proteggere l'ambiente. I camion a guida autonoma potrebbero anche ridurre il consumo di carburante.

La quarta rivoluzione industriale sta già utilizzando l'IA. Questo non è rilevante solo nella produzione, ma può essere utilizzato anche in aree che richiedono attività intellettuali. Mentre la seconda rivoluzione industriale si concentrava principalmente nelle aree metropolitane, la quarta rivoluzione industriale sta invertendo la tendenza: ad esempio, le start-up preferiscono sempre di più le aree rurali perché vi trovano buone condizioni quadro.

La pandemia di Covid ha dimostrato che il lavoro a distanza funziona molto bene grazie alla digitalizzazione. Se prima le riunioni Zoom erano un'eccezione, ora sono un fenomeno di massa. I diversi strumenti di comunicazione si sono ottimizzati e diffusi. I medici utilizzano questa tecnologia proprio come gli automobilisti. In termini di sostenibilità, il lavoro a distanza riduce anche la mobilità: i picchi dovuti ai flussi di pendolari possono così essere bilanciati.

Cosa può fare l'IA in futuro? L'informatica quantistica (QC) sta diventando sempre più tangibile. Questi supercomputer stanno rendendo sempre più realistici obiettivi prima irrealistici. Le simulazioni e le analisi possono essere create e calcolate più rapidamente. Anche in termini di sostenibilità: ad esempio, la QC può simulare in che misura le celle solari nello spazio possono essere utilizzate come centrali elettriche per la terra o come ridurre le scie dannose per il clima nel traffico aereo.

Quando potremo aspettarci l'intelligenza artificiale? Gli Stati baltici e la Scandinavia sono già molto avanzati in questo campo. "Il fatto che ci voglia così tanto tempo qui non è un problema tecnico, ma politico", afferma Jeschke alla fine della sua conferenza.

Le raccomandazioni finali del consiglio consultivo dei Sustainability Days

A cura dei portavoce Marco Frey, Raffaella Rumiati, Elena Comelli, Georg Hauger

La transizione ecologia deve essere una priorità per i decisori politici. Un ritardo degli interventi comporterebbe costi economici, sociali e ambientali, con un aumento dei rischi fisici per tutti i portatori di interessi. La sfida della sostenibilità va affrontata subito, attraverso politiche positive e visionarie che si trasformino in azioni concrete.

Gli esperti presenti ai Sustainability Days hanno elaborato un documento riassuntivo. Ecco di seguito i suggerimenti concreti rivolti alla politica per i 4 ambiti di interesse di questa prima edizione dell’evento.

Agricoltura & alimentazione: la produzione e il consumo alimentare devono tenere conto della protezione degli ecosistemi.
Le raccomandazioni: sensibilizzare rispetto alla crisi della biodiversità e migliorare l’efficacia delle azioni politiche, agire per rigenerare gli ecosistemi, sostenere la ricerca sulla produzione alimentare, promuovere le diete sostenibili.


Energie rinnovabili & efficienza energetica: questo settore è ancora troppo dipendete dai combustibili fossili, pericolosi per l’ambiente, l’economia e la società. Abbiamo già le tecnologie necessarie per affrontare la transizione energetica, ma il processo è complesso sul lato sociale.
Le raccomandazioni: ridurre la domanda di energia, mettere in piedi sistemi energetici clima-compatibili, dare maggiore spazio alle rinnovabili, migliorare lo stoccaggio e le reti energetiche, instaurare sinergie tra progetti esistenti, portare a termine i progetti che si iniziano e promuovere la partecipazione di donne e giovani.

Mobilità & turismo sostenibili: esistono moltissimo progetti, ma siamo sicuri funzionino veramente? Spesso non sono applicabili ovunque a livello spazio-temporale e ciò che funziona ad esempio bene negli spazi urbani delle grandi città, non funziona nelle zone rurali.
Le raccomandazioni:
rivedere le normative che impediscono o rallentano il cambiamento, consentire l’incrocio di servizi, mettendo insieme la domanda, far sì che i politici coinvolgano gli stakeholder affinché diventino leader nelle loro regioni rurali.


Habitat regionali resilienti: la resilienza, come processo continuo, può essere un volano importante nello sviluppo delle regioni rurali.
Le raccomandazioni: individuare e conservare i beni naturali specifici di ogni territorio, migliorare il reddito locale generando posti di lavoro, rivitalizzare le potenzialità economiche, valorizzare identità e fiducia in sé stessi, rafforzare il sistema di comunità e le reti sociali. 

Highlights Giorno #4

I momenti migliori del quarto giorno